E’ in costante aumento il numero di persone che convivono ogni giorno con la sensazione di non essere all’altezza, di non essere del tutto adeguate. Questo non sentirsi all’altezza può riguardare tutti gli ambiti della vita: può riferirsi alle caratteristiche estetiche o alle capacità, all’intelligenza, alla simpatia, alla cultura, fino a diventare una sensazione generalizzata, il sentirsi sempre meno degli altri in qualsiasi ambito e circostanza (R. Milanese, 2020).
A chi non è successo di sentirsi non all’altezza, almeno una volta nella vita? Infatti, l’autostima non è qualcosa che ereditiamo, la sicurezza personale ce la dobbiamo costruire affrontando le prove che la vita ci propone superandole. Ma, se la mia paura di non essere all’altezza non mi consente di affrontare quelle prove, ecco che ineluttabilmente prospereranno insicurezza e sfiducia.
Uno degli ostacoli maggiori alla crescita interiore è l’ansia di incorrere in un giudizio negativo. Vediamo più in dettaglio: nella paura di esporsi è radicato il timore di essere giudicati dagli altri. La persona evita tutte quelle situazioni di vita in cui potrebbe essere giudicata perdendo così l’opportunità di sviluppare le risorse necessarie per una sana e positiva autoaffermazione.
La preoccupazione del giudizio degli altri può causare un altro tipo di risposta, mi riferisco alla ricerca ossessiva della perfezione; ovviamente, anche questa tentata soluzione è disastrosa. Il perfezionista non riesce a godere del piacere delle cose nel momento in cui le vive, perché oppresso dalla propria performance. Possiamo imbatterci in questi patterns comportamentali anche nella paura dell’impopolarità, ovvero il bisogno di piacere a tutti i costi, e nella paura del rifiuto in termini seduttivi e sentimentali.
I giudici, ahimè, li possiamo incontrare ovunque, dentro e fuori. Spesso, il giudice più severo da vincere è quello dentro di noi. Questo tipo di istanza critica è quella scomoda presenza interiore pronta ad attaccarci svalutando e boicottando sia le nostre azioni che le nostre emozioni. Sub iudice crescono la paura dell’inadeguatezza e la paura del fallimento: temiamo i giudizi e ci ammaliamo dei nostri pregiudizi.
Le congetture disfunzionali che ci portiamo dentro alimentano percezioni ed interpretazioni distorte della realtà. La logica dell’autoinganno dice che noi ci comportiamo come ci percepiamo e ci percepiamo in virtù di come ci comportiamo. Ne consegue che se il mio autoinganno è quello di “non essere all’altezza” purtroppo senza accorgermene metterò in atto tutta una serie di modalità nel relazionarmi con me stesso, con gli altri e con il mondo che alla fine mi confermeranno proprio la mia paura.
La sofferenza è molta, soprattutto, quando le persone si trovano a rivivere come in un loop situazioni deludenti che ripropongono sempre la medesima trama. Come possiamo riscrivere questi copioni cambiandone così anche il finale? E’ necessario un percorso di psicoterapia fatto di piccoli potenti passi che guidino l’individuo non soltanto a comprendere le proprie modalità di lettura del reale, ma anche ad agire in modo nuovo per poter dar luogo ad esiti differenti.
Immaginiamo di riuscire a percepire qualcosa di già visto e conosciuto con occhi nuovi, sarà sorprendente la rivelazione di tutti quegli aspetti inediti che non avevamo preso in considerazione. Potremmo dire che il risultato finale sarà quello di lasciar andare le errate congetture cambiando i nostri occhi e rinnovando il nostro cuore.