Secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità la morte per anoressia mentale è la seconda causa di decesso in età giovanile dopo gli incidenti stradali. Nonostante questo dato scioccante, è sorprendente che proprio coloro che soffrono di questo disturbo non ne abbiano la minima percezione, al contrario, sono noti i siti che nella rete promuovono una vera e propria venerazione dell’anoressia, gruppi di discussione in cui ragazze emaciate manifestano la loro devozione verso una patologia vissuta più come una virtù che come una malattia della mente.
La moda degli ultimi decenni e l’ossessione odierna per l’aspetto fisico hanno prodotto indubbiamente molti danni, e le immagini stereotipate di corpi maschili e femminili diffuse sui media e nel web hanno costruito dei modelli estetici irreali. Questa spinta persuasiva all’omologazione avanza incontrastata diffondendo l’illusione che tutti potranno essere desiderati socialmente. Chiediamoci: “E’ possibile stare bene con se stessi, e conseguentemente con gli altri, senza prima riconoscersi ed accettarsi per quelli che si è?”.
Come ha inizio l’anoressia? Può accadere che le ossessioni per il peso e la dieta possano iniziare quando le ragazze debbono affrontare nuove esperienze, situazioni difficili in cui il timore di non riuscire a fare amicizie e di non essere “abbastanza” alimenta la paura del rifiuto. Il primo calo ponderale può essere fortuito; può accadere che per questo dimagrimento siano ammirate ed elogiate, e il piacere di un aspetto più snello le porti a dimagrire ancora, fino a cadere nella trappola della malattia. Infatti, l’ostacolo più grande da superare per chi soffre di anoressia è la scarsa motivazione al cambiamento. Le persone sottopeso con disturbi dell’alimentazione tendono a non considerare la restrizione calorica e il basso peso raggiunto un problema, anzi lo giudicano una conquista, la prova della loro capacità e del loro autocontrollo.
Quali sono i sintomi? Gli effetti della malnutrizione sono sia psicologici che sociali e fisici: c’è una modificazione del modo di pensare, preoccupazione nei confronti del cibo e dell’alimentazione, danneggiamento della concentrazione, pensiero inflessibile, difficoltà nel prendere decisioni, procrastinazioni, sbalzi del tono dell’umore, irritabilità, depressione, ossessività, rituali alimentari, perdita di interesse, perdita di desiderio sessuale, isolamento sociale, modificazione nella struttura e nella funzione del cervello, perdita di massa ossea, sentire freddo, disturbi del sonno, debolezza muscolare, sensazione di pienezza, danneggiamento della fertilità, diminuzione del metabolismo basale (Quaderni del Ministero della Salute, n° 29, 2017).
In che modo intervenire? La psicoterapia è l’intervento principale per contrastare questa patologia. Il primo passo è quello di riuscire a stabilire una connessione con la paziente per aiutarla a comprendere la gravità della situazione in cui si trova, ed iniziarla ad un graduale processo di ripresa del peso corporeo necessario per ristabilire le funzioni vitali primarie e recuperare una mente sana e lucida; parallelamente, è importante fornire alla famiglia gli strumenti necessari per aiutare la figlia a uscire dalla gabbia “dorata” che la toglie alla vita.