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ed emozioni sull’essere
umano

Mindfulness: dall’Oriente alla psicoterapia

Dall’illuminazione del Buddha ai piedi dell’albero della bodhi sono trascorsi più di 2600 anni, e gli insegnamenti che la psicologia buddhista ci ha tramandato, ancora oggi, non hanno perduto la loro utilità ed efficacia. Tra i capisaldi di questa tradizione emerge con vigore la pratica meditativa che era ritenuta il mezzo essenziale per coltivare la presenza mentale, per conoscere l’esistenza e raggiungere la felicità.

mindfulness

Ai nostri tempi questo tipo di meditazione consapevole, laicizzata e separata da ogni correlato religioso, viene chiamata Mindfulness. La diffusione al grande pubblico delle pratiche di Mindfulness coincide con la pubblicazione, nel 1990, di Full Catasrophe Living:how to cope with stress, pain and illness using mindfulness meditation di John Kabat-Zinn, edito in Italia con il titolo di Vivere momento per momento. Mindfulness è il corrispettivo inglese delle parole sati e sampajaña della antica lingua Pali, e potrebbe essere tradotta come consapevolezza, attenzione, discernimento e memoria. Mindfulness significa vivere con consapevolezza, vedendo le cose della vita così come sono ed evitando l’abitudine di comprendere gli eventi secondo regole automatiche e ripetitive, sostenute da schemi mentali rigidi (G. Amadei, Psicoterapie orientate alla mindfulness). La sofferenza, infatti, si nutre delle reazioni e dei giudizi che diamo a noi stessi ed a ciò che ci accade. Così come vediamo in psicoterapia, schemi mentali rigidi celano condizionamenti profondi e persistenti che influenzano le persone in maniera più o meno evidente, limitandone l’espressione, il rapporto con se stessi e con gli altri.
La modalità di ‘essere’ fondata sulla Mindfulness è caratterizzata da una particolare qualità di attenzione descrivibile come focalizzata, rivolta al momento presente e non categorizzante (Kabat-Zinn, Vivere momento per momento). L’attenzione al momento presente ci slega dal passato e ci preserva dall’ansia del futuro. La presenza mentale ci consente di uscire dalla schiavitù del dominio del tempo cronologico e sequenziale (Chronos) e di accogliere la meraviglia delle opportunità che ci vengono offerte nel tempo di mezzo (Kairos). Fare proprio il momento presente attraverso l’accettazione non vuol dire che si debbano approvare sofferenze o ingiustizie inutili. Qualsiasi cosa emerga nella nostra coscienza nel momento presente viene sì accolta, non fosse altro per il fatto che è già presente dentro di noi. Successivamente, però, partendo da questa visione più chiara si può poi capire di cosa si ha bisogno e rispondere in modo appropriato ed efficace (Shapiro-Carlson, L’arte della scienza della Mindfulness). Uno dei più grandi contributi che la pratica della Mindfulness dà al nostro benessere è il fenomeno della “ripercezione”. Safran e Segal (1990) hanno chiamato “decentramento” questa abilità di fare un passo indietro rispetto alla propria esperienza immediata, modificando così la natura stessa di quell’esperienza. La ripercezione, quindi, consiste in uno spostamento di prospettiva che consente di acquisire la capacità di osservare, senza restarne coinvolti, i contenuti della nostra coscienza. In psicoterapia rafforzare quello che viene chiamato Sé Osservante aiuta a raggiungere chiarezza ed obiettività proprio rispetto a tali contenuti di coscienza.
Allora, non ci resta altro che iniziare! Per instradarci alla pratica Mindfulness non dobbiamo far altro che cominciare a prestare attenzione al nostro respiro; per poi, con l’ascolto e l’esercizio, raggiungere la consapevolezza dei propri stati emozionali.

Il passato è ricordo
il futuro è sconosciuto
il momento presente è ciò che possiamo conoscere.

Il Buddha

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