Approfondimenti, parole
ed emozioni sull’essere
umano

Ansia, angoscia e paura

Approfondimento tratto dall’opera “Ansia” di Joseph LeDoux.
Raffaello Cortina Editore, 2016.

L’ansia fa parte della vita: c’è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, avere timore, agitarsi o stressarsi. E’ normale. Ma non siamo tutti ansiosi nella stessa misura.

ansia ledoux

Ognuno di noi ha un proprio livello d’ansia individuale e risponde pertanto in maniera differente alle esperienze. Ciò che può essere molto stressante per una persona, può non esserlo affatto per un’altra.
Che cosa ci rende psicologicamente diversi? Ognuno di noi ha un cervello di un certo tipo che rende ciascun individuo unico. Tali diversità sono date dal patrimonio genetico datoci dai nostri genitori e dalle esperienze fatte durante la vita. Natura e cultura, come scrive LeDoux, collaborano nel plasmare chi siamo. Lo studioso David Barlow ha identificato tre fattori di vulnerabilità alle patologie ansiose: genetica o altri fattori biologici, fattori psicologici generali, esperienze apprese.
Da quanto tempo l’uomo conosce l’angoscia? La parola angoscia deriva dal latino anxietas che deriva a sua volta dal greco angh. I greci utilizzavano questo termine per riferirsi a sensazioni fisiche quali la tensione, la costrizione ed il disagio. Possiamo evincere da testi letterali e religiosi che l’uomo abbia conosciuto questo stato mentale da molto, molto tempo; benché non lo abbia sempre chiamato ansia. Nonostante la sua lunga storia la parola angoscia, fino all’avvento dell’opera di Freud, non era stata considerata come un disagio frutto di una causa psicopatologica. Secondo Freud l’angoscia nasce dalla necessità di tenere al di fuori della coscienza degli impulsi legati a pensieri e ricordi stressanti, per lo più dell’infanzia. Quando il meccanismo di difesa della rimozione non riesce a celare alla coscienza tali impulsi problematici si manifesta l’angoscia nevrotica. Il metodo psicoanalitico si prefiggeva l’obiettivo di riportare alla luce della coscienza la causa della nevrosi d’angoscia per debellarla ed eliminarla. Egli distingueva così tra angoscia primaria, che ha un oggetto immediato (in sostanza, la paura), e angoscia segnale, che è senza oggetto (in sostanza, l’ansia).
Possiamo veramente fare una distinzione tra ansia e paura? LeDoux sostiene che si può e si deve fare questa distinzione perché a seconda del tipo di minaccia percepito vengono coinvolti meccanismi cerebrali differenti. Come abbiamo detto l’ansia e la paura sono esperienze naturali, tuttavia quando accade che la loro intensità, frequenza e durata sia tale da compromettere il regolare decorso della vita quotidiana ci troviamo in presenza di un disturbo d’ansia: preoccupazioni costanti, prive di fondamento, irrazionali che spingono ad evitare luoghi e persone, che producono azioni ripetitive e incontrollate, che producono incubi ricorrenti, flashback o paralisi emotive. Attraverso il suo lavoro lo psichiatra Donald Klein distinse due grandi specie di disturbi d’ansia: il disturbo d’ansia generalizzata (GAD) e il disturbo da attacchi di panico. Proviamo a riconoscerne le differenze descrivendo brevemente le due condizioni. GAD: preoccupazione prolungata, eccessiva ed incontrollabile di fronte a normali situazioni di vita, come la famiglia, il lavoro, le finanze, la salute e le questioni d’amore al punto da restare impigliati in uno stato di tensione che non consente di fare “altro”. Antitetico ad esso è il disturbo da attacchi di panico che è contraddistinto da brevi ed intensi attacchi in cui la persona è sopraffatta dal sentimento di soffocamento, o dalla paura di avere un attacco di cuore. Per comprendere la paura e l’ansia, sostiene LeDoux, non possiamo trascurare i meccanismi cerebrali che rilevano ed elaborano le minacce portate al benessere della persona. Come lungamente descritto da molte ricerche sull’argomento, il rilevamento delle minacce è finalizzato alla lotta oppure alla fuga, innescando una reazione difensiva che coinvolge tutto il corpo. Quando essa entra in gioco siamo letteralmente sopraffatti dalla paura o dall’ansia. Le persone che soffrono dei disturbi di paura e di ansia sono ipersensibili alle minacce e gran parte della loro attenzione è focalizzata alla loro ricerca, dando vita ad una condizione di ipervigilanza. Risulta, per tali premesse, assai difficile dare il giusto peso ad una eventuale minaccia percepita, e ancor di più distinguere ciò che può essere pericoloso da quel che non lo è. L’autore afferma che secondo il suo punto di vista i sentimenti di paura sorgono quando diveniamo coscienti della rilevazione da parte del nostro cervello di un pericolo.
Come nascono le emozioni? Per dare una risposta breve ed il più possibile fruibile a questa domanda, inserisco di seguito il trascritto della spiegazione di LeDoux di come, secondo l’autore ed altri studiosi, nasce il sentimento di paura. Tutto inizia quando uno stimolo esterno, elaborato dai sistemi sensoriali nel cervello, è classificato a livello non consapevole come una minaccia. Si innesca così un aumento dello stato di eccitamento del cervello, dell’espressione di risposte comportamentali e di cambiamenti fisiologici nel corpo. Questi segnali inviati al cervello divengono parte della risposta non conscia al pericolo. L’attività cerebrale viene monopolizzata dalla minaccia, che aumenta la vigilanza. L’ambiente viene monitorato per capire perché siamo eccitati in questo specifico modo. Se, grazie alla memoria il monitoraggio ambientale rivela che sono presenti minacce conosciute, l’attenzione si focalizza su quegli stimoli che sono consciamente colpevoli dello stato di eccitamento. La memoria ci permette quindi di sapere che “paura” è il nome che diamo a esperienze di questo tipo (a partire dall’infanzia costruiamo modelli di ciò che somiglia all’essere in uno di quegli stati che etichettiamo con la parola “emozioni”). Quando i diversi fattori o ingredienti sono integrati nella coscienza , si ha un’emozione, nello specifico il sentimento conscio di paura. Possiamo concludere asserendo che le emozioni ed i sentimenti tornano ad essere, secondo la prospettiva proposta da LeDoux, esperienze consce.

“Un uomo che teme di soffrire soffre già per ciò che teme.”
Michele de Montaigne

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