L’etimologia della parola adolescenza deriva dal latino adolescens, e sta ad indicare colui che si sta nutrendo, mentre il termine adulto, che ha origine dalla stessa radice, corrisponde a colui che si è nutrito; questa differenza segna la meta implicita di questo periodo di vita: crescere, strutturarsi, formarsi, raggiungere una propria identità. Quando ha inizio questa fase dello sviluppo? La pubertà, cioè il momento della maturazione biologica, segna l’inizio dell’adolescenza; tuttavia, questi cambiamenti fisici non hanno un esordio preciso e possono andare da un range di 9-10 anni ai 13-14 anni. La tempesta del cambiamento avviene nel corpo, nella mente e nei comportamenti.
Evidenti sono le metamorfosi legate alla maturazione sessuale; queste quando avvengono rapidamente possono cogliere impreparati i ragazzi ed essere causa di problemi di accettazione, dismorfofobie o disturbi alimentari. La sessualità entra in scena in maniera dirompente stimolando la curiosità e la voglia di nuove sensazioni, per esempio attraverso la masturbazione; si aggiunge il desiderio di mettersi alla prova o di scacciare eventuali timori legati all’omosessualità. Una trasformazione della mente riguarda la capacità di ragionare in astratto, si sviluppa quello che viene chiamato il pensiero ipotetico-deduttivo che consente ai giovani di dar vita ai primi progetti, secondo Piaget, il pensiero in questa fase dello sviluppo si stacca da un contenuto esclusivamente concreto per arrivare a costruire ipotesi che tengono conto del possibile.
Un altro cambiamento è il “distanziamento” dalla famiglia in favore del gruppo dei coetanei, alla ricerca di un luogo in cui testarsi e sviluppare una nuova immagine di sé. Questo processo di separazione ed individuazione può far emergere, nell’adolescente, sentimenti di isolamento, di solitudine, di rabbia e di aggressività dando vita ad una danza emozionale che oscilla tra la sete di autonomia ed il bisogno di dipendenza. Nel confronto con i pari sono l’immagine, la disponibilità di accesso ai beni materiali, la cultura di origine e quella acquisita a costituire variabili decisive per lo sviluppo di vissuti di inferiorità o al contrario di fiducia e di stima.
L’adolescenza rappresenta un’età di transizione, di passaggio, di trasgressione, il mestiere dei giovani è quello di mettere in discussione e rifiutare le regole del mondo adulto, vanno ritenuti fisiologici anche certi comportamenti aggressivi, quando non arrivano ad essere eccessivi. Il compito educativo della famiglia è cruciale e si muove su due dimensioni fondamentali: l’accettazione ed il controllo, il mix di questi due aspetti modula lo stile parentale che può essere permissivo, autoritario o autorevole. Il genitore deve riuscire nell’impresa di sviluppare una competenza genitoriale che lo elegga a guida ed a figura di sostegno dell’adolescente con regole ed atteggiamenti flessibili ed autorevoli, che stimolino nel ragazzo la motivazione ad affrontare in prima persona gli ostacoli e le prove della vita. L’assunzione di responsabilità e l’autonomia sono il fine ultimo di questa fase, il loro raggiungimento stabilisce il passaggio del ragazzo all’età adulta.